Una regola della comunicazione che ho imparato in questi anni è che puoi dire tutto, ma il risultato positivo dipende da come lo dici. Per esempio se pubblichi i dati statistici sulla criminalità a Napoli, i rilievi del Viminale sugli stupri e gli omicidi dei rumeni ti ringraziano e ti pagano il quotidiano perché li informi. Se dici che a Napoli ci sono molti delinquenti e che i rumeni sono violenti ti danno del razzista. Occhio allo stile, alla vostra maniera di comunicare. La differenza tra un guru e un cafone delle volte è solo questa !
domenica 27 novembre 2011
Razzista o giornalista ?
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Critiche all'utopia
« Chi cerca di realizzare il paradiso in terra, sta in effetti preparando per gli altri un molto rispettabile inferno. » | |
Nel corso del XX secolo, sono state portate alcune critiche al modello utopista da parte di alcuni pensatori e filosofi liberali, fra i quali Karl Popper[3] e Dario Antiseri[4]. La prima delle obiezioni riguarda il fatto che non esiste un criterio razionale
attraverso il quale determinare che cosa renda una società utopica e
perfetta; oltretutto, la società perfetta - o presunta tale - viene
ritenuta esattamente l'opposto della società aperta.[5] L'inconsistenza attribuita all'utopia e agli utopisti viene espressa sottolineando come innanzitutto ogni utopista sia totalitario e come l'utopia si fondi su tre presupposti gnoseologici insostenibili, quali: conoscere il tutto (inteso come insieme della società), conoscere cosa è il bene e cosa è il male, conoscere una definizione oggettiva di uomo perfetto.[5]
Ritenendo di conoscere ciò, all'utopista viene attribuito di credere
che il mondo del suo tempo sia interamente errato e pertanto che sia
necessario sviluppare un cambiamento totale dello stesso secondo regole e
principi stabiliti dall'utopista stesso.[5]
Per i critici dell'utopia, coloro che intendono realizzarla sono fermamente avversi ad ogni pratica gradualista e riformista,
poiché, dovendo cambiare il mondo nella sua interezza, non pensano che
ci sia alcun bisogno di intervenire sui problemi e le questioni attuali.
Ciò viene ritenuto dai critici in forte contrasto con la moderna prassi
politica, secondo la quale, ammesso che si possa cambiare tutto, ciò
non può non essere realizzato che attraverso la risoluzione delle
singole parti che costituiscono il tutto stesso.[4]
In realtà, la possibilità di ripartire dal principio per riedificare un
nuovo mondo utopico viene considerata irrealizzabile in termini
pratici, poiché non è mai possibile ricominciare da capo: la tradizione
da cui si discende e le facoltà intellettuali dell'individuo sono valori
acquisiti dall'uomo nel corso della propria vita e non si può in alcun
modo liberarsene; la stessa ragione ideale dell'utopista è
inevitabilmente frutto di una tradizione precedente.
Fonte: Wikipedia.it
sabato 26 novembre 2011
Conformismo, volenti o nolenti
Quasi tutti oggi si sentono speciali, unici, ma in realtà la maggioranza quasi totale di loro fa le stesse cose, negli stessi momenti, segue le stesse mode, crede negli stessi dei, ha le stesse opinioni, ha la stessa cultura del proprio momento storico e della propria nazione. Sociologia docet !
giovedì 17 novembre 2011
martedì 15 novembre 2011
La forma mentis ci limita
La
nostra cultura personale è come con la musica che amiamo: da una certa
età in poi non andiamo più avanti, rimaniamo fermi ai brani che ci hanno
entusiasmato a venti, trent'anni, e così è per la nostra visione del
mondo, non si aggiorna in base ai tempi rimane chiusa a quando eravamo
giovani. Ecco la difficoltà nell'accettare la nuova musica, i nuovi
costumi sociali.
Fateci caso: le persone anziane ascoltano i brani di quando avevano vent'anni, e in fatto di costumi sessuali, di visione sociale, sono fermi alla stessa età.
Il difficile di confrontarsi con i tempi che cambiano, con il mutamento, è proprio questa forma mentis cristallizzata.
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sabato 12 novembre 2011
Controcorrente contro i politici
Io sono controcorrente: non ce l'ho con i politici per i loro privilegi personali, per i loro stipendi da favola, ma per il loro amministrare il Paese da incubo.
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