lunedì 13 giugno 2011

Chi ci difende dalla non punibilità ?

In questo nostro Stato, abbiamo un deficit di rappresentanza politica, un malcostume tra illegalità e comportamenti indesirabili da parte della classe dei politici per i quali suppliscono i magistrati con le loro inchieste, con i loro processi volti a raddrizzare la colonna vertebrale di questa nostra bistrattata democrazia. La mia riflessione di questi secondi si riferisce ad un vuoto che mi sembra di sentire enorme: e se le leggi, il codice penale non prescrivono di indagare, di reprimere certi comportamenti della classe dirigente, dei politici come degli imprenditori, come possiamo avere una supplenza della magistratura in certi settori, su certi temi.
Fornisco un esempio: se le aziende ricorrono selvaggiamente al meccanismo del precariato, continuamente, in modo scientifico, come possono i lavoratori bistrattati e umiliati da contratti svilenti lottare contro comportamenti che legalmente non sono o non sono ancora legalmente punibili.
Ecco un dramma: se in Italia la magistratura ha una funzione vicaria della politica, laddove non può intervenire abbiamo un vacuum, una mancanza grave di fronte ad azioni che pur non essendo illegali sarebbero ricondotte da una buona politica e da una buona classe dirigente nell'alveo del comportamento corretto, auspicabile. Invece così i lavoratori, ad esempio, si sentono soli di fronte ad un mercato che li svaluta, sia nel potere di acquisto sia pretendendo una flessibilità disumanizzante e totale, che va a minare la loro vita come coerente progetto di sviluppo umano in una società civile e moderna oltre che democraticamente ben governata.

sabato 11 giugno 2011

La socializzazione primaria conta di più dei media per la visione del mondo



Sono sempre più convinto che è inutile parlare di effetti pervasivi dei media quando ci si dimentica dell'influenza determinante delle istituzioni di socializzazione primaria quali la famiglia e la scuola.
Il nostro modo di vedere la cultura, di scegliere istanze e opinioni sulla e nella vita, è troppo determinato da come ci hanno educato nei primi anni della nostra vita per essere completamente determinato dalle relazioni su Internet o dalla fiction tv e cinematografica, dall'informazione dei mass-media.
Tra la lettura del pensiero di Luckmann, i miei studi sociologici e l'esperienza quotidiana (non molta, sono giovane, ma c'è) sono portato sempre più a credere che la nostra visione del mondo è determinata in primo luogo dai paraocchi o semplicemente dalle modalità in cui siamo cresciuti in famiglia o con l'istruzione primaria e in secondo luogo dagli stimoli che ci arrivano successivamente. Ma una volta tirato su l'adulto, esso vede le cose non come gli dicono di vederle, ma basicamente come sente interiorizzato dentro di sé il mondo. Vede il mondo con i canali percettivi della mente creati dall'educazione, dalle visioni del mondo dell'istruzione e della dialettica con il mondo della scuola. Una "bigotta", ad esempio, uscita fuori dal suo mondo familiare e scolastico, difficilmente potrà poi accendere la TV e subire semplicemente le più grandi aperture al mondo, al multiculturalismo, alla devianza: tutto sarà filtrato da ciò che ormai sente del mondo, interiorizzato. Ma mano che faccio esperienza della gente, sento mia questa opinione maggiormente.

giovedì 2 giugno 2011

Troppo Silvio

Ormai chi mi segue su Facebook sa del fatto che buona parte dei miei link sul social network sono ispirati o direttamente riguardanti Silvio Berlusconi, il nostro Presidente del Consiglio in carica.
Anche se considero una battaglia giusta svelare al mondo quanto sia nefasto per il Paese il suo impegno politico, devo dire che questa corre il rischio di essere un'ossessione vera e propria, dato che magari per impegnarmi, continuamente, a pubblicare cose contrarie al premier, sottraggo tempo ed energie ad altri temi, che forse, con più lungimiranza, potrebbe essere meritevoli di spazio nelle Home dei miei amici in Rete.
Si sa, però, che le energie uno non può decidere dove indirizzarle, non quando istintivamente prorompono forti ad indicare quale strada maestra seguire per aiutare, nel contrasto, questo nostro Paese a risollevarsi, anche fosse nei milionesimi di spazio utile a disposizione.

Vorrà dire che mi prometto, ancora una volta, di utilizzare il tempo e lo spazio personali anche per affermare in positivo qualcosa che mi sta a cuore. L'ho fatto comunque ricordando per esempio, quanto sia dannoso il nucleare come risorsa per il nostro Paese.

Lo farò ancora, spero, con le armi della dialettica e del ragionamento interessandomi di sociologia, comunicazione, volendo affermare il diritto universale a ragionare liberamente dei propri interessi, con il fine ultimo di migliorare gli altri e, se non ci dovessi riuscire, di allietare perlomeno la lettura per alcuni minuti su argomenti interessanti.