sabato 14 agosto 2010

Critica sociale e cinema


Ahimé rimpiango quella vena di critica sociale che persino nei film stigmatizzati come trash, da Lino Banfi a Pippo Franco, era presente e addirittura senziente con intelligenza.

Ora la melassa televisiva ha appiattito autore e registi che fanno cinema per le masse, relegando al solo cinema d'autore quella incivisività critica nel presentare persone e fatti che era così abbondante nei film interpretati da Sordi o scritti da Luciano Salce per citare esempi.

L'equo canone, la durezza della vita coniugale, la microcomunicazione interpersonale, i ruoli sociali, il posto di lavoro tutto veniva criticato anche semplicemente con una battuta fulminante, un sottinteso, o addirittura con l'intera impostazione del film ("Detenuto in attesa di giudizio" con Alberto Sordi, diretto da Nanni Loy).

Ora, purtroppo, più nulla, quasi che l'ipocrisia tanto mostrata con le opere critiche della società borghese e in particolare italiana fosse ormai padrona assoluta delle mente degli artisti della settima Arte.

Nessun commento: