L'idea iniziale, che è alla base della nascita di queste pagine, è quella semplicissima di pubblicare qualche appunto di sociologia scritto da me. Inizialmente tutto il materiale presente quindi, non c'era, vi erano solo quattro o cinque pagine di appunti personali dove l'autore aveva voluto dire la propria sulle scienze sociali. Dopo i primi giorni, però, dato che oramai un sito era nato, non mi andava di lasciarlo così vuoto, anche se l'esiguità dei contenuti si giustificava con il fatto che questi erano del tutto originali. Allora ho cominciato con il creare altre pagine interne, a cominciare dagli studiosi che preferivo nelle scienze sociali. Preferivo dal punto di vista strettamente scientifico, i miei 'eroi' del pensiero. Il tutto era ospitato da un server americano che offriva spazio gratuito, ma che ahimé non avevo scelto bene perché offriva molto poco spazio in termini di bytes e non permetteva il caricamento dei files da aggiornare via FTP, il questo significa che il tutto già partiva male dal punto di vista tecnico. In più vi erano 'tonnellate' di pubblicità nelle pagine, automaticamente inserite dai programmatori del server che mi ospitava. Con il tempo ho deciso di prendere un dominio di secondo livello, un .it, perché potessi avere servizi tecnici di maggior livello, dato che tutto il progetto cominciava ad avere un certo successo di pubblico e interesse. Si era passati da pochi appunti personali, ad un compendio sulle scienze sociali in miniatura, con le pagine degli studiosi, adesso molte, quelle sulle discipline viste in senso generale, e gli appunti di altri autori in ambito disciplinare. In più ad arricchire anche video e documenti come gli estratti dai 'documenti terribili' Mondadori. Grazie alla mia dimestichezza con la tecnologia, non esagerata ma sempre presente nei miei anni sul Web, ho anche inserito strumenti utili come la ricerca personalizzata Google, che ho visto nelle statistiche essere utilizzata, spero proficuamente. Una cosa di cui sono orgoglioso, è che nelle pagine del sito dove le fonti sono molteplici, quelle meglio riuscite, i testi non si limitano ad essere dei copia ed incolla da fonti autorevoli, ma sono delle rielaborazioni dei documenti originali, dove i testi di origine vengono integrati, rivisti, anche corretti. In alcuni casi, il materiale originale era in lingua inglese, quindi l'introduzione degli appunti nel sito ha valore di traduzione di spunti di altre nazioni. Per questo mi sono aiutato con il traduttore di Google, anche se ovviamente la scelta dei termini utilizzati è stata vagliata da me personalmente, dato che la fiducia in un strumento automatico dovrebbe essere giustamente parziale. Qualcuno ha criticato la scelta di dare molto spazio alle biografie per certi autori, come J.M. Keynes, ma se l'ho fatto è stato per dare umanità e un pò di colore a pagine strettamente scientifiche. Dai servizi di statistica il sito risulta avere oltre 6000 visitatori al mese, e molti salvano pagine del sito sul loro hard disk. In più, c'è l'evidenza che diverse persone prendono in considerazione il sito per la loro tesi di laurea. Qualcuno si collega da sedi universitarie, e addirittura è parte del personale docente. Una bella soddisfazione per l'autore: significa che 'appunti di scienze sociali ed altro' è una realtà di rilievo nel Web, soprattutto per i contenuti scientifici. Il nome stesso è frutto però di equivoco: qui non trovate appunti presi da studenti durante le lezioni, o generici appunti su autori e discipline. Il nome appunti deriva originariamente dal fatto che il sito era nato, come ho già scritto, per essere una vetrina ai minisaggi del suo autore. Ingrandendosi ha conservato il nome, comunque attinente. Perciò il sito si distingue, cum grano salis dell'autore, dalle decine di altri siti che riempiono di appunti presi da altri: qui il materiale è filtrato e spesso rivisto e corretto dal suo autore, e costituisce per questo solo fatto opera diversa da un sito qualsiasi di appunti. Lieto della vostra pazienza nel leggere queste righe, vi invito a cercare e leggere i temi che più vi stanno a cuore occupandovi di sociologia e scienze sociali. Io personalmente sono uno studente vicino alla laurea in comunicazione, facoltà scelta principalmente per motivi professionali, ma il mio cuore 'scientifico' è in debito di riconoscenza alle scienze sociali tutte, principalmente la sociologia, per consentirmi di vedere la realtà con occhi più attenti, con una visione più approfondita, basandomi su una realtà meglio conosciuta. |
sabato 29 ottobre 2011
Storia del sito "Appunti di Scienze Sociali"
mercoledì 19 ottobre 2011
La casa dei sogni
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martedì 18 ottobre 2011
Le brutte abitudini di Internet
Ci sono un bel pò di brutte abitudini diffuse in Internet, che saranno presenti pure nella vita non virtuale, ma che si notano particolarmente su siti come Facebook.com, YouTube.com. Tra queste posso annoverare:
1- Insulti a non finire a chi non condivide, alle volte semplicemente, i nostri gusti, le nostre opinioni, a chi non ci da ragione. Quando si è tra sponde politiche o di tifoserie opposte, abbiamo l'insulto-minaccia.
2- Denigrazione automatica della moralità delle belle donne: sul Web una bellissima ragazza è una pu**ana.
3- Qualunquismo contro i politici: sono tutti da impiccare, mangiapane a tradimento, contribuendo così al disinteresse di chi si deve impegnare in politica dal basso per i nostri interessi.
4- Vale per Facebook: diffondere i dati più sensibili, come fotografie in parte compromettenti, abitudini (alcool, droga), con gente amica che nemmeno ci conosce o che potrebbe utilizzare i dati per danneggiarci, dal semplice sparlare allo stalking.
5- Uso dell'italiano totalmente scorretto, alle volte che sembra denotare problemi intellettivi gravi o dislessia.
6- Bisogno di dar ragione a chi trasgredisce, al punto di mitizzare comportamenti devianti, anche criminali. Es: se uno arriva durante una conversazione differita, e bestemmia, lo si esalta invece di vederlo come un cafone che impedisce il dialogo sereno.
7- In linea con il punto 1: sessismo. Nel Web femminuccie e maschietti insultano l'altro sesso in continuazione, come se l'umanità buona o cattiva fosse appannaggio di un solo sesso.
8- Presenza di un continuo uso di facili battute, come la citazione del capo indiano Estiqaatsi per commentare tutto quello che non interessa, salvo dimenticare che il rispetto delle persone vale anche sulle tematiche che a loro interessano e a noi no, oppure definizioni stereotipate come bimbominkia, espressione dimentica che certi presunti difetti sono presenti nella quasi totalità degli adolescenti e costituiscono caratteristica dell'età.
Se volete suggerirmi altri 'difetti Web' commentate questo post, li inserirò a tempo debito.
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Un grande poeta

"La poesia è sempre più di attualità perché rappresenta il massimo della speranza, dell'anelito dell'uomo verso il mondo superiore" - Andrea Zanzotto (1921-2011)
domenica 16 ottobre 2011
L'arma delle donne
Fate tre cose alle donne: toglietegli il trucco dal viso, vestitele da suore, e obbligatele a fare sesso solo dopo il matrimonio. Pensate che il potere e la condizione della donna migliorerebbero in questa nostra società, che l'influenza ed il controllo sugli uomini aumenterebbe ? Secondo voi la carriera, il reddito delle donne ne beneficierebbero, come fanno intendere molte persone quando parlano di valutarle solo per le loro capacità ? Secondo me no, quindi giudico il fascino femminile e la promessa sessuale come arma nelle mani dell'altro sesso, a cui le facoltà e conoscenze si aggiungono e si potenziano. In definitiva il fascino e la sensualità aiutano. Speriamo ne facciano buon uso !
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giovedì 13 ottobre 2011
Tutti poliglotti
Quello che trovo assurdo in questa nostra Università è che i docenti pretendono che un ragazzo, dopo una decina di ore di Francese, magari dopo non aver mai studiato né conosciuto la lingua, si rivolga a loro 'en francaise'. Ma non dovrebbe essere il contrario, che il francese lo si parla DOPO le lezioni di francese ???
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martedì 11 ottobre 2011
Denigrazione e Premier
Vi siete accorti che in politica, i berlusconiani non entrano mai nel merito ? Se vengono criticati, passano al contrattacco parlando di soliti comunisti, di animosità contro il Cavaliere, senza mai parlare dei fatti che, nei processi o in tema politico, li vedono messi in difficoltà.
Non c'è problema per loro, basta denigrare l'accusatore e non si deve rispondere di nulla. Quando Fini si mise contro il Cavaliere, subito era pronto, nei giornali berlusconiani, il dossier contro l'uomo politico. Insomma, non ci vuole molto per finire nelle maglie denigratorie del sistema di potere di Silvio Berlusconi.
Il sistema perverso dei media fa si che tutto sembri una polemica, con due temi portanti antagonisti, dimenticandosi che l'accusa iniziale, questa dovrebbe essere considerata attentamente per quello che è, e non subito dimenticata in un gioco al massacro avviluppato intorno a diversi altri temi, anche lontani da quello iniziale.
Nel nostro Paese, tra denigrazione, denuncie e censure, in attesa di disegni di legge ad hoc, sarà impossibile poter criticare motivatamente, e di motivi ce ne sono molti, il nostro Premier.
Non c'è problema per loro, basta denigrare l'accusatore e non si deve rispondere di nulla. Quando Fini si mise contro il Cavaliere, subito era pronto, nei giornali berlusconiani, il dossier contro l'uomo politico. Insomma, non ci vuole molto per finire nelle maglie denigratorie del sistema di potere di Silvio Berlusconi.
Il sistema perverso dei media fa si che tutto sembri una polemica, con due temi portanti antagonisti, dimenticandosi che l'accusa iniziale, questa dovrebbe essere considerata attentamente per quello che è, e non subito dimenticata in un gioco al massacro avviluppato intorno a diversi altri temi, anche lontani da quello iniziale.
Nel nostro Paese, tra denigrazione, denuncie e censure, in attesa di disegni di legge ad hoc, sarà impossibile poter criticare motivatamente, e di motivi ce ne sono molti, il nostro Premier.
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Veronica Lario
giovedì 6 ottobre 2011
Creatività, umanità ed intelligenza. Ci mancherai.
![]() |
"Creatività, umanità ed intelligenza. Ci mancherai." Il mio commento per Steve Jobs sulla Home Page di Repubblica. - Screenshot |
Facebook
è un posto dove molti vogliono fare i copywriter, a scrivere presunte o
vere genialate su qualsiasi tema, con umorismo di fondo più o meno
marcato. Ci si dimentica che dovrebbe essere il rapporto con gli altri,
con gli amici e non, la cosa più importante, non la trovatina da
applauso effimero. Perciò... io penso semplice.
Cercando il dialogo empatico piuttosto che la trovata, la simpatia piuttosto che la battuta, la comprensione al posto della polemica, l'educazione che sostituisce la volgarità. Quando ci riesco, ovviamente.
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mercoledì 5 ottobre 2011
Wikipedia e la Costituzione
Art. 21 Costituzione Italiana:
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con
la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può
essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Come mai la Costituzione sembra così attuale, di questi tempi ?. Perché è stata pensata all'indomani di una dittatura, quella fascista di Mussolini, perciò è perfetta per reagire ai lacci di Berlusconi.
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martedì 4 ottobre 2011
Wikipedia chiude ?
e leggiamo il comunicato diffuso da Wikipedia.it
"
"
Negli ultimi 10 anni, Wikipedia è entrata a far parte delle abitudini
di milioni di utenti della Rete in cerca di un sapere neutrale,
gratuito e soprattutto libero. Una nuova e immensa enciclopedia
multilingue e gratuita.
Oggi, purtroppo, i pilastri di questo progetto — neutralità, libertà e
verificabilità dei suoi contenuti — rischiano di essere fortemente
compromessi dal comma 29 del cosiddetto DDL intercettazioni.
Tale proposta di riforma legislativa, che il Parlamento italiano sta
discutendo in questi giorni, prevede, tra le altre cose, anche l'obbligo
per tutti i siti web di pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta e
senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che il richiedente giudichi lesivo della propria immagine.
Purtroppo, la valutazione della "lesività" di detti contenuti non
viene rimessa a un Giudice terzo e imparziale, ma unicamente
all'opinione del soggetto che si presume danneggiato.
Quindi, in base al comma 29, chiunque si sentirà offeso da un
contenuto presente su un blog, su una testata giornalistica on-line e,
molto probabilmente, anche qui su Wikipedia, potrà arrogarsi il diritto —
indipendentemente dalla veridicità delle informazioni ritenute offensive
— di chiederne non solo la rimozione, ma anche la sostituzione con una
sua "rettifica", volta a contraddire e smentire detti contenuti, anche a
dispetto delle fonti presenti.
L'obbligo di pubblicare fra i nostri contenuti le smentite previste dal comma 29, senza poter addirittura entrare nel merito delle stesse e a prescindere da qualsiasi verifica, costituisce per Wikipedia una inaccettabile limitazione della propria libertà e indipendenza: tale limitazione snatura i principi alla base dell'Enciclopedia libera e ne paralizza la modalità orizzontale di accesso e contributo, ponendo di fatto fine alla sua esistenza come l'abbiamo conosciuta fino a oggi.
L'obbligo di pubblicare fra i nostri contenuti le smentite previste dal comma 29, senza poter addirittura entrare nel merito delle stesse e a prescindere da qualsiasi verifica, costituisce per Wikipedia una inaccettabile limitazione della propria libertà e indipendenza: tale limitazione snatura i principi alla base dell'Enciclopedia libera e ne paralizza la modalità orizzontale di accesso e contributo, ponendo di fatto fine alla sua esistenza come l'abbiamo conosciuta fino a oggi.
"
Perciò questo governo, il governo Berlusconi, se approverà con la sua maggioranza risicata in Parlamento ed inesistente nel Paese il ddl intercettazioni, potrà dire di avere, nel prossimo futuro, sulla coscienza la fine delle migliaia di voci italiane dell'enciclopedia, vera fonte di sapere ed informazioni universale e neutrale, oltreché gratuita, per i nostri connazionali.
Se ciò accadrà, persone come me che fanno delle fonti enciclopediche fonte di cultura reale e viva, sapranno chi ringraziare.
Se ciò accadrà, persone come me che fanno delle fonti enciclopediche fonte di cultura reale e viva, sapranno chi ringraziare.
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domenica 2 ottobre 2011
Altro che pulizia e puntualità, per i pendolari della Roma Cassino neanche le… castagne « Il Punto a Mezzogiorno
sabato 1 ottobre 2011
Critica sintetica al pensiero sociologico di Karl Marx
Traggo dal mio sito sulle scienze sociali il seguente testo intitolato:
Critica sintetica al pensiero sociologico di Karl Marx
Autore: Roberto Di Molfetta
Marx non inizia l'analisi storica da un vacuum, da un vuoto metafisico o sociale. Egli piuttosto, rovesciando la metafisica hegeliana, non si interessa in primis
di ciò che è culturale, come immaginazione e rappresentazione nella
mente umana; predilige come determinante il reale in quanto concreto,
non significato da simboli o parole create dagli uomini o dai loro
rapporti ideali; egli, cioé, "parte dagli uomini realmente operanti e
sulla base del processo reale della loro vita spiega anche lo sviluppo
dei riflessi e degli echi ideologici di questo processo di vita. "(Ideologia tedesca).
Non ignora la cultura come insieme di significati condivisi socialmente
ma individua come variabili principali della storia sociale, o della
storia di ogni società, quelle che scaturiscono dalla materia,
dall'oggettivo, dai meccanismi operanti oggettivamente nel generare
l'assetto sociale.
Concreti, necessari, non ideali ma solo ideologizzabili, sono gli atti
quotidiani come mangiare, dormire, abitare e gli altri atti insieme
personali e sociali, diversi storicamente da un punto di vista
antropologico-culturale ma materialmente in comune tra diverse società
umane.
Marx vuole in realtà evitare di dare credito alla filosofia classica e
ai sogni individuali, che vorrebbero creare pensieri accessori, magari
anche stimolanti espressivamente, simulacri ideali che guiderebbero il
dispiegarsi delle azioni umane più dei bisogni degli individui, delle
necessità psicologiche immanenti; sono i rapporti sociali, necessari
come le stesse azioni che li generano, i quali, una volta creati
dall'agire individuale, meccanicamente, come autentici sistemi
materiali, predispongono le azioni e le condizioni esistenziali degli
esseri umani. Produrre i mezzi di sussistenza è condizione che ha creato
lo sviluppo storico sociale e che è creata dall'organizzazione fisica
degli uomini impegnati (quest'ultimo concetto è approfondimento di
F.Engels, Dialettica della natura).
L'analisi marxiana è si geniale ma unilineare, monolitica, dimentica
dello stesso processo dialettico che Marx recupera da Hegel con sovrano
sforzo anch'esso dialettico. È necessario considerare, infatti, la
rilevanza storica della cultura e dei processi psicologici che legano
gli esseri umani ai sistemi sociali o ai diversi stati attraversati dai
sistemi sociali. Ogni essere umano, o gruppo di esseri umani, possiede
una visione del mondo che unisce insieme reale conosciuto, immaginato e
sperato. Difficile pensare altrimenti ad epoche storiche create dagli
automatici spostamenti o aggiustamenti storici degli uomini rispetto
alle condizioni materiali di produzione.
Un tentativo di maggiore rigore analitico prevede una critica
sostanziale al materialismo storico marxiano: esso non doveva
prescindere, per rimanere anch'esso realistico e non metafisico, dal
necessario integrare nella sua visione non epoche dialetticamente
considerate tra di loro, sorta di dialogo materiale tra fasi storiche,
ma bensì di azioni ed interazioni sociali dialetticamente considerabili
come interagenti su di un piano paritario, laddove il piano economico a
lungo termine sopravvanza gli altri per questioni legate alla preminenza
delle necessità rispetto alle volontà ideali, degli investimenti
esistenziali come professioni e mestieri e relativi sistemi giuridici di
sostegno rispetto ai sublimi voli pindarici dei sentimenti; possiamo
sia vedere le epoche storiche, cioé, determinate dai rapporti meccanici
del sistema sia osservare come volontà di scelta, pensiero, cultura
condivisa e decisioni personali costituiscano determinanti che
influenzano profondamente il momento di creazione o di mutamento del
sistema sociale, oltre le specifiche esigenze economiche o comunque
materiali e di produzione.
Il substrato strutturale fondamentale, creatore delle idee e delle
culture sociali, attraverso un processo continuo di acquisizione di
conoscenze oltre le necessità contingenti ma che dalle stesse nasce come
stimolo che permetta la stessa vita umana, stimolo insieme tecnico,
intellettuale ed ideale, è definito dalla parabola teorica marxista modo
di produzione, rapporto tra uomo e natura, da un lato, e tra le persone
agenti in una società, dall'altro.
Ogni modo di produzione presuppone rapporti di produzione, relazioni
sociali del modo di produzione considerato. È qui che il pensiero di
Marx si mostra lacunoso sul piano politico: esso impone come
scientificamente osservabile il rapporto conflittuale scaturito dal modo
di produzione, rapporto conflittuale tra le grandi classi considerate
dalla storia rivisitata da Marx; come quelle che lui definisce
proletariato e borghesia.
Non è certo insieme conflittuale ed inverosimile una dicotomia reale tra
ricchi borghesi e proletari; ma non è sufficiente separare le società
umane in due sole classi, elefantiache per quantità e qualità, per
ritrovare visualizzabili e riscontrabili tutti i conflitti, tutte le
debolezze generatrici di conflittualità, tutte le ritrosie e le asperità
generate dagli esseri umani formanti società. Marx radicalizza, forte
di una preparazione poderosa in campo economico, il macroconflitto
sociale tra datori di lavoro e prestatori di lavoro, conflitto
inizialmente del mercato del lavoro dipendente, vedendo unicamente
nell'interesse della classe borghese il male assoluto; quando, secondo
Marx, gli sfruttati proletari avessero raggiunto l'egemonia politica
come necessario interregno dittatoriale, avrebbero potuto realizzare la
società senza classi, priva cioé della base stessa conflittuale storica,
il conflitto interclassista.
Il collettivismo burocratico degli Stati che, storicamente, hanno
applicato teorie di matrice marxista costituisce verifica empirica su di
un fatto politico e storico: politicamente e sociologicamente, al
variare delle dittature o all'instaurazione delle stesse non è seguito
un programmaticamente procastinato socialismo senza classi e senza
disuguaglianze, bensì sono nate proteiformi fasi di comunismo di genesi
marxista, adeguato localmente, e di avvicinamento a forme di
"capitalismo comunista", vero ossimoro politico moderno, guidate dalla
programmazione centralizzata.
Si è insomma non realizzata una società che produce semplicemente senza
conflitti di classe, ma soltanto instaurata una dittatura centralizzata a
guida burocratica, con funzionari di partito autentici "aristocratici"
del sistema comunista, o Nomenklatura, legati dalla centralità partitica
a un normativismo totalitario giustificato da valori
post-rivoluzionari; lo status quo è lontano dall'avere realizzato
un sistema di gestione propedeutico, come programmi politici,
economici, di riforme sociali, di una qualunque forma di società priva
di gerarchie la quale dovrebbe correggere, come panacea contro i mali
endemici dei rapporti di produzione alternatisi nei secoli, i difetti
fisiologici dei rapporti sociali fondati su classi oppure su elites.
Marx non considerò i sistemi burocratici comunisti di transizione come
sistemi elitari di gestione del potere: sostituendo al concetto
classista quello elitario, si possono rivisitare le teorie marxiste come
fallimentari nel momento in cui concedono il potere dittatoriale ad una
aristocrazia burocratica elitaria, che semplicemente sostituisce le non
precisate classi sociali dominanti alla guida dello Stato; per queste elites,
l'essere fedeli al partito è nodo programmatico unico, così come è
difficile aspettarsi da esse una sostanziale, antistorica per lo stesso
Marx, cessione di potere, la quale le porterebbe a perdere la loro
direzione centralizzata a favore dell'utopia politica di Marx il quale,
nel criticare i rapporti di produzione del suo tempo, aveva attribuito
in modo diretto lo sfruttamento tra uomini, storicamente, al mercato
capitalistico e non ai suoi eccessi o alle sue mancate regolazioni
funzionali piuttosto che ad un mancato controllo funzionale, reale e non
effimero, di autorità centrali non totalitarie, o anche alla mancata
tutela concreta di diritti sociali.
Trascriviamo, insieme dal testo 'Marx' del Prof. Melotti e dall'autore
originario, Karl Marx: "Nel loro insieme i rapporti di produzione
costituiscono la struttura economica della società, ossia la base reale
della società sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e
politica e alla quale corrispondono forme determinate della coscienza
sociale.".
Egli considera le sfere sovrastrutturali (istituzioni sociali e forme
della coscienza, come morale, religione, filosofia, teorie
giuridico-politiche, arte etc.) apparentemente autonome ma
sostanzialmente caratterizzate da una coerenza nei confronti della
struttura sociale.
Struttura e sovrastruttura costituiscono un'unità dialettica
inseparabile. Il peso assegnato alla sovrastruttura è diversamente
attribuibile non in base alle sole condizioni strutturali, si può
aggiungere, ma bensì alla struttura globale dell'unità dialettica
storico-sociale, al modo, cioè, in cui la sovrastruttura incide,
contingentemente, su una particolare struttura economica; ossia nel modo
in cui le idee presenti in un sistema sociale modellano, creano o
mutano la struttura economica attraverso quella che è, insieme,
variabile determinante e variabile determinata, la variabile delle idee,
che creano ed organizzano lavoro, essendo organizzazione delle risorse e
creazione intellettuale degli individui lavoro e risorsa insieme.
Tratto da www.appuntidiscienzesociali.it
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Umberto Melotti
Ironia post-comunista
Dura la vita del nostro Presidente del Consiglio... orgie ogni sera in ognuna delle ville e residenze storiche, cuoco personale, miliardi, televisioni e giornali pronti a dargli ragione su tutto sbagli compresi. Si vede che in Italia uno fa politica per il bene del Paese non lasciando nulla per sé. Non come i comunisti... Marx moriva forse di fame per spiegare scientificamente come i lavoratori erano sfruttati ?
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