Traggo dal mio sito sulle scienze sociali il seguente testo intitolato:
Critica sintetica al pensiero sociologico di Karl Marx
Autore: Roberto Di Molfetta
Marx non inizia l'analisi storica da un vacuum, da un vuoto metafisico o sociale. Egli piuttosto, rovesciando la metafisica hegeliana, non si interessa in primis
di ciò che è culturale, come immaginazione e rappresentazione nella
mente umana; predilige come determinante il reale in quanto concreto,
non significato da simboli o parole create dagli uomini o dai loro
rapporti ideali; egli, cioé, "parte dagli uomini realmente operanti e
sulla base del processo reale della loro vita spiega anche lo sviluppo
dei riflessi e degli echi ideologici di questo processo di vita. "(Ideologia tedesca).
Non ignora la cultura come insieme di significati condivisi socialmente
ma individua come variabili principali della storia sociale, o della
storia di ogni società, quelle che scaturiscono dalla materia,
dall'oggettivo, dai meccanismi operanti oggettivamente nel generare
l'assetto sociale.
Concreti, necessari, non ideali ma solo ideologizzabili, sono gli atti
quotidiani come mangiare, dormire, abitare e gli altri atti insieme
personali e sociali, diversi storicamente da un punto di vista
antropologico-culturale ma materialmente in comune tra diverse società
umane.
Marx vuole in realtà evitare di dare credito alla filosofia classica e
ai sogni individuali, che vorrebbero creare pensieri accessori, magari
anche stimolanti espressivamente, simulacri ideali che guiderebbero il
dispiegarsi delle azioni umane più dei bisogni degli individui, delle
necessità psicologiche immanenti; sono i rapporti sociali, necessari
come le stesse azioni che li generano, i quali, una volta creati
dall'agire individuale, meccanicamente, come autentici sistemi
materiali, predispongono le azioni e le condizioni esistenziali degli
esseri umani. Produrre i mezzi di sussistenza è condizione che ha creato
lo sviluppo storico sociale e che è creata dall'organizzazione fisica
degli uomini impegnati (quest'ultimo concetto è approfondimento di
F.Engels, Dialettica della natura).
L'analisi marxiana è si geniale ma unilineare, monolitica, dimentica
dello stesso processo dialettico che Marx recupera da Hegel con sovrano
sforzo anch'esso dialettico. È necessario considerare, infatti, la
rilevanza storica della cultura e dei processi psicologici che legano
gli esseri umani ai sistemi sociali o ai diversi stati attraversati dai
sistemi sociali. Ogni essere umano, o gruppo di esseri umani, possiede
una visione del mondo che unisce insieme reale conosciuto, immaginato e
sperato. Difficile pensare altrimenti ad epoche storiche create dagli
automatici spostamenti o aggiustamenti storici degli uomini rispetto
alle condizioni materiali di produzione.
Un tentativo di maggiore rigore analitico prevede una critica
sostanziale al materialismo storico marxiano: esso non doveva
prescindere, per rimanere anch'esso realistico e non metafisico, dal
necessario integrare nella sua visione non epoche dialetticamente
considerate tra di loro, sorta di dialogo materiale tra fasi storiche,
ma bensì di azioni ed interazioni sociali dialetticamente considerabili
come interagenti su di un piano paritario, laddove il piano economico a
lungo termine sopravvanza gli altri per questioni legate alla preminenza
delle necessità rispetto alle volontà ideali, degli investimenti
esistenziali come professioni e mestieri e relativi sistemi giuridici di
sostegno rispetto ai sublimi voli pindarici dei sentimenti; possiamo
sia vedere le epoche storiche, cioé, determinate dai rapporti meccanici
del sistema sia osservare come volontà di scelta, pensiero, cultura
condivisa e decisioni personali costituiscano determinanti che
influenzano profondamente il momento di creazione o di mutamento del
sistema sociale, oltre le specifiche esigenze economiche o comunque
materiali e di produzione.
Il substrato strutturale fondamentale, creatore delle idee e delle
culture sociali, attraverso un processo continuo di acquisizione di
conoscenze oltre le necessità contingenti ma che dalle stesse nasce come
stimolo che permetta la stessa vita umana, stimolo insieme tecnico,
intellettuale ed ideale, è definito dalla parabola teorica marxista modo
di produzione, rapporto tra uomo e natura, da un lato, e tra le persone
agenti in una società, dall'altro.
Ogni modo di produzione presuppone rapporti di produzione, relazioni
sociali del modo di produzione considerato. È qui che il pensiero di
Marx si mostra lacunoso sul piano politico: esso impone come
scientificamente osservabile il rapporto conflittuale scaturito dal modo
di produzione, rapporto conflittuale tra le grandi classi considerate
dalla storia rivisitata da Marx; come quelle che lui definisce
proletariato e borghesia.
Non è certo insieme conflittuale ed inverosimile una dicotomia reale tra
ricchi borghesi e proletari; ma non è sufficiente separare le società
umane in due sole classi, elefantiache per quantità e qualità, per
ritrovare visualizzabili e riscontrabili tutti i conflitti, tutte le
debolezze generatrici di conflittualità, tutte le ritrosie e le asperità
generate dagli esseri umani formanti società. Marx radicalizza, forte
di una preparazione poderosa in campo economico, il macroconflitto
sociale tra datori di lavoro e prestatori di lavoro, conflitto
inizialmente del mercato del lavoro dipendente, vedendo unicamente
nell'interesse della classe borghese il male assoluto; quando, secondo
Marx, gli sfruttati proletari avessero raggiunto l'egemonia politica
come necessario interregno dittatoriale, avrebbero potuto realizzare la
società senza classi, priva cioé della base stessa conflittuale storica,
il conflitto interclassista.
Il collettivismo burocratico degli Stati che, storicamente, hanno
applicato teorie di matrice marxista costituisce verifica empirica su di
un fatto politico e storico: politicamente e sociologicamente, al
variare delle dittature o all'instaurazione delle stesse non è seguito
un programmaticamente procastinato socialismo senza classi e senza
disuguaglianze, bensì sono nate proteiformi fasi di comunismo di genesi
marxista, adeguato localmente, e di avvicinamento a forme di
"capitalismo comunista", vero ossimoro politico moderno, guidate dalla
programmazione centralizzata.
Si è insomma non realizzata una società che produce semplicemente senza
conflitti di classe, ma soltanto instaurata una dittatura centralizzata a
guida burocratica, con funzionari di partito autentici "aristocratici"
del sistema comunista, o Nomenklatura, legati dalla centralità partitica
a un normativismo totalitario giustificato da valori
post-rivoluzionari; lo status quo è lontano dall'avere realizzato
un sistema di gestione propedeutico, come programmi politici,
economici, di riforme sociali, di una qualunque forma di società priva
di gerarchie la quale dovrebbe correggere, come panacea contro i mali
endemici dei rapporti di produzione alternatisi nei secoli, i difetti
fisiologici dei rapporti sociali fondati su classi oppure su elites.
Marx non considerò i sistemi burocratici comunisti di transizione come
sistemi elitari di gestione del potere: sostituendo al concetto
classista quello elitario, si possono rivisitare le teorie marxiste come
fallimentari nel momento in cui concedono il potere dittatoriale ad una
aristocrazia burocratica elitaria, che semplicemente sostituisce le non
precisate classi sociali dominanti alla guida dello Stato; per queste elites,
l'essere fedeli al partito è nodo programmatico unico, così come è
difficile aspettarsi da esse una sostanziale, antistorica per lo stesso
Marx, cessione di potere, la quale le porterebbe a perdere la loro
direzione centralizzata a favore dell'utopia politica di Marx il quale,
nel criticare i rapporti di produzione del suo tempo, aveva attribuito
in modo diretto lo sfruttamento tra uomini, storicamente, al mercato
capitalistico e non ai suoi eccessi o alle sue mancate regolazioni
funzionali piuttosto che ad un mancato controllo funzionale, reale e non
effimero, di autorità centrali non totalitarie, o anche alla mancata
tutela concreta di diritti sociali.
Trascriviamo, insieme dal testo 'Marx' del Prof. Melotti e dall'autore
originario, Karl Marx: "Nel loro insieme i rapporti di produzione
costituiscono la struttura economica della società, ossia la base reale
della società sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e
politica e alla quale corrispondono forme determinate della coscienza
sociale.".
Egli considera le sfere sovrastrutturali (istituzioni sociali e forme
della coscienza, come morale, religione, filosofia, teorie
giuridico-politiche, arte etc.) apparentemente autonome ma
sostanzialmente caratterizzate da una coerenza nei confronti della
struttura sociale.
Struttura e sovrastruttura costituiscono un'unità dialettica
inseparabile. Il peso assegnato alla sovrastruttura è diversamente
attribuibile non in base alle sole condizioni strutturali, si può
aggiungere, ma bensì alla struttura globale dell'unità dialettica
storico-sociale, al modo, cioè, in cui la sovrastruttura incide,
contingentemente, su una particolare struttura economica; ossia nel modo
in cui le idee presenti in un sistema sociale modellano, creano o
mutano la struttura economica attraverso quella che è, insieme,
variabile determinante e variabile determinata, la variabile delle idee,
che creano ed organizzano lavoro, essendo organizzazione delle risorse e
creazione intellettuale degli individui lavoro e risorsa insieme.
Tratto da www.appuntidiscienzesociali.it
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